Rapporto Gen. Jakmin:
Gli ordini sono chiari. Dobbiamo fare saltare i due ponti a sud ovest, e costringere così i francesi ad attraversare il fiume a sud est, dove li aspetta il grosso del nostro esercito. Il Gen. Colbert deve occuparsi del ponte più a ovest, e io di quello più centrale.
Per i francesi è di vitale importanza arrivare in città per liberare i loro due Generali caduti nelle nostre mani la settimana scorsa.
Il Conte Heldor, e il Conte Koda. Arrivo al mio ponte in tutta tranquillità e i miei uomini cominciano a distribuire la dinamite sotto il ponte, quando si intravedono i primi vessilli francesi all'orrizzonte. Sono nei tempi, Napoleone non dovrebbe fare in tempo a scacciarmi prima che l'esplosivo faccia il suo lavoro. Se anche Colber riesce nella sua missione potremmo ritirarci in tutta tranquillità.
E quando credi che tutto vada liscio ci si mette la jella a ricordarti che un buon piano è buono solo quando è riuscito.
La miccia si spegne. 😱
Corro personalmente al ponte e vedo che sia la miccia che la prima carica di dinamite sono bagnate. Maledizione questa non ci voleva. Mentre cerchiamo disperatamente di riaccendere una miccia bagnata i nemici ci stanno già incalzando. Gli ordini sono di resistere ad ogni costo, e quel ponte deve saltare...
Ma non salta. E non credo proprio che oggi salterà. Butto l'occhio verso Colbert e vedo la prima esplosione. Almeno lui è riuscito nell'intento, ma non servirà a molto se i francesi passeranno dalla mia parte.
Una divisione più della artiglieria di riserva si è piazzata proprio davanti a noi e mentre cerchiamo inutilmente di riaccendere la miccia ci massacrano senza scampo. A questo punto devo avvertire il Generale Von Neil che la missione è fallita.
Nuovi ordini arrivano. Aspettare il Generale Colbert che si è liberato e iniziare la ritirata. Colbert arriva si piazza e comincio la ritirata senza più la mia cavalleria e mezza brigata decimate dai cannoni nemici.
Finisco la ritirata su un ottima collina che domina con le mie artiglierie la pianura sottostante. Ma sono troppo lontano da Colbert per essergli di aiuto. Immagino che anche a lui arriverà l'ordine di ritirare. Sulla collina incontro Von Neil che dispone una nuova linea difensiva. Io devo occupare l'estrema destra del nostro fianco, a ovest della fortezza. L'ultima linea tra gli attaccanti e i loro compagni prigionieri. Questo significa che Colbert è lasciato al suo destino. Credo che stia combattendo da solo contro tre divisioni nemiche...è spacciato.
Riformiamo l'ultima difesa possibile. Sappiamo bene che pochi di noi usciranno vivi da quest'ultimo assalto. Ma lo dobbiamo a Colbert, che il suo sacrificio non sia stato vano. Ci ha permesso infatti di schierarci con calma ritardando il più possibile l'avanzata nemica.
Arrivano... e arrivano... e ne arrivano ancora. Una moltitudine di divise blu e bianche, bandiere tricolori, cannoni, cavalli. Sono tantissimi, impossibile trattenerli a lungo. Possiamo solo resistere fino a buio in modo da finire la giornata con i Conti ancora nelle nostre mani. Ma sarà un massacro senza precedenti. E così è stato. Quasi tutti gli ufficiali sono morti. Il fiume che attraversa la città è rosso di sangue, tutto intorno puzza di cadaveri e fumo e bruciato. Cavalli e uomini sventrati ricoprono i prati. Urla strazianti dei feriti ovunque. Ma la fortezza ha tenuto. Non l'hanno presa. I prigionieri sono ancora nelle nostre mani...
Ma a che prezzo.